I Ravenna si trasferirono a Grottammare ai primi del Settecento, probabilmente dalla Savoia. L’abilità negli affari, dimostrata nel tempo in vari campi dell’imprenditoria, permise loro di contribuire significativamente al notevole sviluppo economico che Grottammare conobbe tra Settecento e Ottocento. Essendo ormai chiaro che l’espansione urbanistica locale avrebbe fatto perno sulla fascia litoranea, la famiglia si fece costruire una residenza lungo l’arteria principale di quello che venne chiamato il “nuovo incasato”, pianificato dall’architetto Pietro Augustoni su incarico di Papa Pio VI a partire dal 1779.
Due furono le ragioni principali dello sviluppo della zona costiera: un incremento demografico che la zona collinare faceva ormai fatica a contenere e, soprattutto, gli effetti di una frana rovinosa che nel gennaio del 1779 piagò il borgo antico. Augustoni elaborò il progetto urbanistico secondo concetti neoclassici, ossia in base a principi di regolarità, funzionalità e simmetria. Tra l’altro, concepì una serie di assi viari paralleli e perpendicolari alla linea di costa, distinse le zone tra residenziali, produttive e popolari e prescrisse palazzi della stessa altezza a seconda della loro posizione nel piano regolatore.
L’edificio presenta un sobrio fronte principale affacciato sulla via Lauretana, che si innalza su tre ordini sottolineati da marcapiani. Dal corpo centrale, lievemente avanzato, si allungano due corpi di fabbrica in laterizio della stessa altezza del primo piano, sormontati da una terrazza. Il fronte orientale (la parte del palazzo che dà verso il mare) è arretrato rispetto alla strada e presenta un ampio giardino con alte palme, attualmente utilizzato come scenario di diverse manifestazioni estive. Il portale d’ingresso di questo fronte, rialzato rispetto al piano del giardino e accessibile tramite una breve scala, costituisce oggi l’ingresso principale del Municipio di Grottammare.
Oltre alla Sala Consiliare e una serie di uffici amministrativi, al suo interno si trova la Sala di Rappresentanza, pregevole soprattutto per gli affreschi che ne decorano il soffitto, forse di mano di Pio Panfili (1723-1812), incisore e pittore marchigiano attivo soprattutto a Bologna e a Fermo. Diviso in cinque campiture, esso presenta nel riquadro centrale un ovale ornato da cassettoni a trompe-l’oeil e un elegante motivo floreale, mentre i quattro riquadri laterali mostrano, all’interno di una decorazione a volute e foglie d’acanto, dei piccoli tondi formati da raffinate vedute paesaggistiche. Nel complesso, le decorazioni concedono poco alla vena illusionistica, di gusto rococò, mostrata dal Panfili in altri contesti, richiamandosi piuttosto a quella sensibilità neoclassica che segna tanto la struttura architettonica di Palazzo Ravenna, quanto l’impianto urbanistico dell’Augustoni.